Davide Barone. Back in two hours.

Un anno solare conta 8760 ore totali. Se ti alleni due ore al giorno, per dodici mesi, vuol dire che ne investi in tutto 730 per il tuo benessere, fisico e mentale. Ok, ma in che modo?

La nostra voglia di parlarne con qualcuno che ne sapesse è partita proprio da questa domanda. La volontà di capire meglio come affrontare due ore di sforzo, che in fondo sforzo può anche non essere. E chi meglio di un allenatore, poteva aiutarci ad avere una risposta.

Davide ha poco più di trent’anni e da oltre dieci dedica le sue ore lavorative, ma spesso anche quelle extra, al miglioramento delle performance degli atleti. Una laurea in scienze motorie, qualche anno come rieducatore funzionale, e poi la scelta di focalizzarsi sul training. Arrampicata, trail running, triathlon, ciclismo: sono queste le aree in cui si muove e, seppure non sembrerebbe, hanno tutte un minimo comun denominatore.

«Alleno persone di ogni tipo e per ogni tipo di risultato. Non sto qua a parlare di ciò che non vi interessa e potrebbe diventare noioso: mi piace focalizzarmi sul vostro claim. Back in two hours». È un pomeriggio caldo di un’estate torrida anche nelle valli della Val d’Ossola, dove Davide vive e da cui trae ispirazione. «Io creo tabelle specializzate per ogni atleta a seconda dell’obiettivo e delle capacità. Ognuna è diversa dall’altra, ovviamente. I carichi di lavoro cambiano, i tipi di attività anche, ma c’è una cosa che vale per tutti, e sono le due ore di scarico. Quelle in cui chiedo a tutti, ma proprio a tutti, di uscire dimenticandosi orologio, frequenza cardiaca e watt. È l’allenamento che si chiama di recupero, ma non lo è affatto. Non stai recuperando, ti stai allenando! È un allenamento, soprattutto per la mente che può recuperare. Il recupero è una conseguenza. E consiglio a tutti di farlo in bici, che tu sia uno scalatore, un runner o un triatleta: quelle due ore in sella sono fondamentali».

Sarà lo sguardo, sarà il modo di porsi, sarà la consapevolezza, ma le parole di Davide ci convincono subito. «Staccare il cervello e pensare a divertirsi. Queste sono le due ore per tutti, anche per chi non utilizza un allenatore. Da rendere obbligatorie per ogni persona sulla faccia della terra!» Siamo a metà della birra che stiamo sorseggiando sperando ci faccia passare la terribile arsura estiva e la chiacchiera diventa sempre più interessante. «Poi ci sono altre due ore, e sono quelle di lavoro specifico. Anzi, sono anche meno di due ore. Dieci minuti per cambiarsi, un’ora e quaranta di allenamento, dieci minuti per lavarsi e sei pronto per tornare alla tua vita. Back in two hours».

«Se pianifichi bene queste due ore, puoi fare un allenamento pazzesco. Ma roba da professionismo eh! La gente non ci crede, ma se ti organizzi, ti applichi e ti dedichi al 100%, in due ore riesci ad arrivare a delle performance incredibili». È bello sentire questa parole. È un po’ come se tutto ciò in cui credi e che ha portato alla nascita di DotOut, fosse messo su una cartina tornasole per avere l’evidenza che sì, la nostra missione è quella giusta.

«Due ore in sella, facendo un lavoro specifico. Oppure semplicemente godendo dell’aria tra i capelli, di un bel panorama, della compagnia di un amico o del silenzio della solitudine. È in queste maniere che costruisco i miei atleti, due ore per volta.»

La birra è finita, la seta è passata, il caldo continua a non dare tregua. Il resto della chiacchierata non ve la raccontiamo, era il momento di prendersi due ore.

Lui è Davide Barone e trovate tutte le informazioni su davidebarone.it

Photo credits: Roberto Motta